Panama papers

La scorsa domenica sera sono stati diffusi su internet e su alcuni quotidiani i cosiddetti Panama papers (documenti di Panama), che svelano informazioni riservate della Mossak Fonseca riguardante i suoi clienti e le società che ha gestito e gestisce dall’anno della sua fondazione, il 1977, al 2015. Si è potuto quindi curiosare nelle informazioni riservate e segrete di una delle maggiori società che gestisce affari per conto terzi nel paradiso fiscale panamense e non solo, scoprendo come funzionano tali società e chi le controlla.

I documenti riguardanti la Mossak Fonseca sono stati passati in maniera anonima da un impiegato della società al giornale tedesco Süddeutsche Zeitung. La mole di dati passati è incredibile: 11,5 milioni di documenti, per un totale di 2.600 gigabyte, dati su 214.000 società e 14.000 clienti. Per avere un’idea della portata di queste rivelazioni, basti pensare che Wikileaks ha reso pubblici documenti per un totale di 1.7 gigabyte. Tra i clienti della Mossak Fonseca spiccano 143 politici di tutto il mondo, un membro della commissione delle Fifa e 33 persone che avevano subito sanzioni per i loro legami con Corea del Nord, Russia, Siria e Iran.

Registrare una società o un conto in banca in un paradiso fiscale è illegale? Dipende.

Avere soldi o conti in banca o compagnie registrate in un paradiso fiscale non costituisce di per sé un reato, l’importante è sia tutto dichiarato alle autorità del proprio Paese (sia la registrazione che, soprattutto, la quantità di denaro interessata). Anche se parlare di paradisi fiscali fa pensare automaticamente a evasione, si può scegliere un paradiso fiscale anche per altri motivi: si può scegliere di operare in un paradiso fiscale per gestire pratiche di bancarotta o acquisizioni particolarmente complicate, per superare regole rigide sullo scambio di valuta, per proteggere la propria ricchezza da furti, se si ha in mente di trasferirsi permanentemente in uno di questi Paesi o si ha intenzione di investire sul territorio. Le pratiche illegali sono quelle legate a evasione fiscale o riciclaggio di denaro frutto di illeciti: a questo proposito i Panama papers indicano che il 95% del lavoro della Mossak Fonseca coincideva con la vendita di sistemi per evadere le tasse. Alla luce di queste rivelazioni la compagnia si è difesa dicendo di aver adottato tutte le misure necessarie contro il riciclaggio di denaro, e allo stesso tempo di avere limiti di responsabilità per quanto riguarda le società che aiuta a gestire e i proprietari delle stesse.

Come funziona un paradiso fiscale.

La politica dei paradisi fiscali è quella di mantenere una tassazione bassa o nulla per attrarre investimenti dall’estero (tale politica spesso si applica solo per gli investitori esteri, potrebbe darsi che i residenti non godano dello stesso regime fiscale agevolato). Una società che decide di trasferirsi in un paradiso fiscale non ha bisogno di trasferire tutte le ricchezze, ma basta che registri là la sua sede legale. Anche alcuni Paesi europei hanno regimi fiscali agevolati, ad esempio l’Irlanda, con la differenza che le operazioni in questo caso sono trasparenti proprio per le politiche del Paese. Al contrario Panama fa parte di uno di quei Paesi *Gli altri sono Brunei, Isole Marshall, Dominica, Micronesia, Guatemala, Libano, Liberia, Panama, Nauru, Svizzera, Trinidad e Tobago, Vanuatu.che ancora non hanno sottoscritto il CRS (Common Standard Report)*, accordo che prevede lo scambio annuale automatico di informazioni dal 2017,e quindi mantiene l’assoluta segretezza e riservatezza in merito alle operazioni finanziarie sul proprio territorio, che spesso risultano opache e con difficoltà di risalire ai mandanti.