Smart Working

Anche in Italia è sbarcato lo Smart Working, o lavoro agile: è un nuovo modo di concepire il lavoro, che mette al centro la produttività piuttosto che il rigoroso rispetto di orari. Questo dà la possibilità al lavoratore di conciliare meglio il lavoro con il tempo da dedicare ad altre attività e il proprio tempo libero.

Nell’ottica dello Smart Working non è necessario che le ore lavorative siano continuative con un’ora di pausa pranzo come succede in un normale ufficio, altrimenti non sarebbe altro che un lavoro da casa, che non rientra nell’ottica di agilità. Il lavoratore che sa che deve dedicare 8 ore al giorno di lavoro può decidere di spalmarle come meglio crede nell’arco della giornata, a patto che si garantisca la stessa o una maggiore produttività, e che riesca a portare a termine i compiti che gli sono assegnati. Il fulcro del lavoro dipendente non è più il rispetto del lavoro entro limiti di orari, ma il rispetto del lavoro entro obiettivi da raggiungere. È proprio questa libertà di dedicare fasce orarie al lavoro a lasciare spazio ad attività collaterali: se un lavoratore lo desidera, può iniziare la sua giornata lavorativa alle 6 del mattino, e fare una pausa alle 10, orario in cui, se lo desidera o se ne ha necessità, può tranquillamente recarsi a fare acquisti o una commissione, perché troverà negozi e uffici aperti.

Lo Smart Working si realizza nel momento in cui si traslano attività tipiche da ufficio in un luogo che non è l’ufficio. Molti lavoratori agili comunque non hanno del tutto abbandonato l’andare in ufficio, ma alternano giorni in sede e giorni fuori sede. Il lavoro svolto fuori sede può essere svolto a casa propria, in una caffetteria, in una biblioteca, in uno spazio per il coworking, ovunque il lavoratore desideri e si possa sentire a proprio agio per svolgere in serenità il suo lavoro.

Esempi di Smart Working

Le prime aziende a introdurre lo smart working sono state aziende che operano nell’informatica, nelle tecnologie e nella consulenza, prima fra tutte Siemens, poi  Fastweb, Microsoft, Vodafone, e anche alcune banche. Attualmente in Italia ci sono circa 100.000 lavoratori agili. Lo Smart Working si sta sperimentando anche nella pubblica amministrazione delle grandi città, dove lavoro agile, oltre a una comodità in più per il lavoratore, si traduce anche in meno spostamenti urbani e quindi meno traffico.

Vantaggi

I vantaggi di adottare lo Smart Working sono numerosi e coinvolgono non solo il lavoratore, ma anche l’azienda.

Un’azienda può avere un ritorno economico se adotta lo Smart Working, potendo ad esempio ridurre i propri spazi e le relative spese di gestione. Inoltre si è anche rilevata una diminuzione delle richieste permessi malattia. Il tutto senza dover rinunciare alla produttività dei lavoratori.

Per il lavoratore c’è la possibilità di abbattere i costi derivanti dallo spostamento giornaliero per recarsi al lavoro, anche in termini di tempo. Inoltre si eliminano barriere e il lavoro diventa più accessibile anche ai lavoratori disabili. Ultimo ma non ultimo, il lavoratore si responsabilizza in merito ai compiti che deve svolgere, e impara a gestire il carico di lavoro in modo da conciliare come meglio deve il lavoro e il tempo libero.

Lati negativi

Data la novità del metodo Smart Working, non è ancora ben chiaro come approcciarlo. Da qui derivano alcune reticenze a consentirlo ai propri dipendenti. Alcuni dei timori sono ad esempio legati alla paura che il lavoratore, una volta che può svolgere il proprio lavoro in un altro ambiente, se ne approfitti e non lavori. Oppure che si creino attriti all’interno della stessa azienda tra lavoratori agili e non. Per quanto riguarda il lavoratore, spesso la paura di non dimostrarsi adeguati, lo porta a lavorare più delle canoniche 8 ore per dimostrare il proprio valore anche a distanza. Al contrario, potrebbe anche succedere che il lavoratore, investito improvvisamente di quello che sembra tutto il giorno di fronte a sé, non si renda produttivo e finisca per amministrare male il proprio tempo. Attenzione poi alla solitudine: il lavoratore agile finisce per sentirsi solo e isolato dal resto della squadra: ecco perché è necessario non perdere il contatto con i colleghi e alternare periodi di lavoro in ufficio

Infine, se pensate che il lavorare da casa significhi poter mantenere la scrivania in disordine o stare in pigiama tutto il giorno perché non c’è nessuno a rimproverarvi, sbagliate! Per un buon livello di produttività e concentrazione, è necessario ritagliarsi un angolino ufficio in casa, per potersi astrarre dalla realtà domestica e immergervi nel lavoro.

Cambio di mentalità

Lo Smart Working rappresenta anche una sfida organizzativa per le aziende che vogliono implementarlo: a titolo d’esempio basti pensare che in Olanda il 75% dei progetti di questo tipo sono falliti, principalmente perché non è molto chiaro di che cosa si tratti. Attorno allo Smart Working si sommano incomprensioni e paura di cambiare approccio nel lavoro. Le incomprensioni sono timori legittimi legati alla mancata familiarità, ad esempio pensare che Smart Working significhi solo uscire prima da lavoro. L’approccio al lavoro invece è l’ambito che deve cambiare in modo più profondo. Deve realizzarsi un cambiamento organizzativo radicale: il lavoratore diventerà sempre più responsabile del proprio lavoro e dei risultati che deve raggiungere, insieme a una maggiore autonomia. Tutto ciò può spaventare chi riveste posizioni di leadership, che possono vedere il proprio ruolo svuotato di significato. In vista di uno spostamento verso lo Smart Working, una figura manageriale deve conoscere bene i suoi sottoposti e sapere quali compiti assegnare a chi, e lavorare insieme per valutare il lavoro fatto e gli obiettivi raggiunti, inoltre deve essere in grado di imporsi come guida e motivazione anche a distanza.

Altro cambiamento che si rende necessario per implementare lo Smart Working, è imparare a lavorare per obiettivi a lungo termine. Non si può impostare un lavoro con scadenze ravvicinate, magari con compiti diversi assegnati lungo la giornata lavorativa. Gli stessi manager non si devono più affidare a compiti “ad urgenza”, assegnati man mano che vengono in mente. Con la pianificazione a lungo periodo il lavoratore si fa maggiormente carico della responsabilità e imposta il lavoro in modo da dimostrarsi all’altezza dei compiti anche fuori ufficio.

A.T. per Kreos srl