Referendum di ottobre

A due giorni dal referendum abrogativo sulle trivelle, si profila un altro referendum, questa volta confermativo, per cui gli elettori saranno chiamati a votare ad ottobre per confermare o abrogare il Ddl Boschi, passato alla Camera all’inizio di questa settimana. La riforma interesserà specialmente il Senato, e segnerà la fine del bicameralismo perfetto.

La riforma del Senato.

Il Ddl Boschi si rivolge in gran parte alla riforma del Senato, che smetterà di essere eletto direttamente dal popolo e passerà da 315 membri a 100, così ripartiti: 95 senatori scelti dai Consigli Regionali (di cui 21 sindaci e 74 Consiglieri Regionali), più altri 5 membri scelti dal Presidente della Repubblica. Saranno abolite le figure dei Senatori a vita. I cittadini non potranno più quindi eleggere i senatori, ma esprimeranno le loro preferenze in sede di elezione dei Consigli Regionali, indicando il nome del candidato scelto come senatore. I Consiglieri, una volta insediatisi, dovranno rispettare e ratificare la scelta operata dai cittadini.

La funzione consultiva del Senato.

Il Senato rimarrà in funzione consultiva, il governo avrà bisogno della fiducia della sola Camera dei Deputati. Muteranno anche le funzioni legislative del governo: la Camera si occuperà di legiferare senza bisogno di consultare il Senato. In virtù di questa riforma il Senato potrà, se almeno un terzo dei componenti è d’accordo, avanzare proposte di modifica delle leggi, anche se sarà sempre la Camera a riservarsi il diritto di accettare o meno le modifiche suggerite. Il Senato ha 30 giorni di tempo per avanzare eventuali proposte e la Camera 20 giorni per decidere.
Conserverà maggiori poteri relativi alle regioni, potrà votare la legge di bilancio ed avanzare modifiche entro 15 giorni e recupererà alcuni dei poteri che gli erano stati sottratti, ad esempio in materia di politiche comunitarie, si occuperà di Enti locali italiani e di controllo sulla Pubblica Amministrazione, infine potrà eleggere due giudici della Corte Costituzionale.

Le altre riforme contenute nel Ddl Boschi.

Titolo V: il Ddl rimette mano alle competenze Stato-Regione, tornano ad essere competenze di Stato energia, infrastrutture strategiche, sistema nazionale di protezione civile, in aggiunta a quelle già competenza di Stato come politica estera, immigrazione, rapporti con la Chiesa, difesa, moneta, burocrazia, ordine pubblico. La Camera può intervenire nell’approvazione delle leggi di aree di competenza delle regioni per tutelare l’unità giuridica o economica di Stato.
Vengono abolite le provincie (che erano già state trasformate in Enti di secondo livello) e il Cnel.
Rimane fisso il minimo di 500.000 firme per avanzare un quesito referendario, anche se con una novità: se si arrivano a raccogliere 800.000 firme le soglie per il superamento del quorum si abbassano. Vengono inoltre introdotti referendum propositivi (fino ad ora i referendum erano per la maggior parte abrogativi e in minima parte confermativi), e infine i Ddl di iniziativa popolare avranno bisogno di essere supportati da 150.000 firme, contrariamente alle 50.000 previste ora.
Il governo si riserva poi una corsia preferenziale per i suoi emendamenti che dovranno essere votati entro 70 giorni, rafforzando il potere esecutivo a discapito di quello legislativo.

La legge è passata in parlamento, perché allora un referendum?

Prevedendo un cambiamento della Costituzione, in fase di votazione doveva passare con i 2/3 dei voti favorevoli, cosa che non è accaduta, quindi si va a votazione di un referendum confermativo a ottobre. Per tale referendum non valgono le stesse regole di quorum, in quanto si calcolerà la percentuale assoluta di voti favorevoli o voti contrari, che sia raggiunto o meno il numero di 50% + 1 di aventi diritto al voto.

Favorevoli e contrari al Ddl Boschi.

La tesi sostenuta dai sostenitori e dai detrattori del Ddl Boschi è la stessa: questa riforma sbilancia l’equilibrio tra Governo e Parlamento. I sostenitori dicono che in questo modo si snellirà notevolmente il processo legislativo, evitando il ping-pong da una Camera all’altra che ritarda l’approvazione delle leggi. I detrattori invece dicono che questa riforma colorerà di un solo colore le due Camere , dando un potere assoluto al partito che vincerà le elezioni, forte anche della legge elettorale Italicum, che con un premio di maggioranza esagerato distorce e mina la democrazia. Inoltre, sostengono che se si è deciso di ridurre il numero di senatori per questioni di spesa, dati i nuovi e limitati poteri di cui gode, tanto valeva abolire del tutto l’organo.