L’APE – l’anticipo della pensione

In questi giorni si discute di APE, ovvero l’Anticipo Pensionistico, una manovra che verrà inserita nella Legge di Stabilità per il 2017.
La riforma dà la possibilità ai nati da maggio 1951 alla fine del 1953 di lasciare il lavoro 3 anni prima di quando stabilito in base alla legge Fornero: l’APE è infatti richiedibile se mancano meno di 3 anni e 7 mesi all’età pensionabile. La manovra è aperta a tutti i lavoratori, indipendentemente dalla gestione previdenziale: vale per autonomi, per partite IVA della gestione separata, artigiani e commercianti. Notizie dell’ultima ora confermano che sarà esteso anche ai lavoratori del settore pubblico. Richiedendo la pensione in anticipo, si accede a una forma di prestito che verrà ripagato decurtando una percentuale dalla pensione.

Chi può richiedere l’APE

Disoccupati: raggiunti i 63 anni d’età, i disoccupati potranno richiedere la propria pensione anticipata. La decurtazione per la restituzione dell’anticipo in questo caso si riduce al minimo o si azzera del tutto. Rientrano in questa categoria anche chi ha familiari invalidi o che necessitano di cure, e chi ha svolto lavori pesanti.
Esodati: persone nate dal 1951 al 1953 che per via della legge Fornero hanno visto la pensione slittare di 4-5 anni in avanti.
Esuberi e lavoratori lasciati a casa in fase di ristrutturazione aziendale: La decurtazione sull’assegno sarà a carico all’azienda, ma sono per le aziende grandi che possono farsene carico e durerà almeno 4 anni.
Altri lavoratori fino a un massimo di 3 anni e 7 mesi dalla pensione: la percentuale si aggira intorno ai 5% per ogni anno di anticipo, con delle differenze in base alle motivazioni che spingono a richiederla e all’importo della pensione.
Ad esempio per una pensione erogata di 1000€, richiesta 1 anno in anticipo, si scalerà il 5% dell’importo ogni mese, per un totale di 50-60€ al mese per 20 anni.

Ecco nella tabella un riassunto dell’ipotesi di governo per la riforma delle pensioni:

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Gli altri interventi

La riforma della pensione entra a far parte di un pacchetto più ampio di interventi:
RITA: è un’agevolazione per i lavoratori con pensione integrativa; in base alla riforma sarà possibile per i lavoratori accedere in anticipo alla loro pensione integrativa. In questo modo i lavoratori riscattano il fondo pensione per garantirsi una rendita aggiuntiva nei 2-3 anni in attesa della pensione di base. Questo consentirà anche di richiedere un anticipo sulla pensione di minor entità e avere dunque rate più basse. Ad esempio un lavoratore che ha ancora 10 anni di lavoro davanti può decidere di destinare il suo tfr a un fondo negoziale per avere la rendita anticipata su cui contare nel caso in cui optasse per l’APE
Attualmente se un lavoratore chiede in anticipo di riscattare la rendita della pensione integrativa, quest’ultima è soggetta a una tassazione del 23%, a meno che non sia motivata da esigenze per cure sanitarie o per l’abitazione principale. La riforma vuole introdurre un tasso agevolato al 9%-15%; se la rendita complementare invece si riscuote insieme alla pensione base, la percentuale di tassazione si calcola in base allo scaglione di reddito di appartenenza.
Per chi non ha un fondo alternativo c’è la possibilità di accedere in via anticipata alla rendita per i disoccupati di lungo corso (almeno 24 mesi), e la facoltà di destinare anche solo una parte di tfr alla previdenza complementare sulla base di intese collettive.

Quattordicesima: un altro intervento sarà l’estensione della quattordicesima per chi prende pensioni al di sotto di una soglia minima, prima individuata a 750€ lordi al mese, e ora alzata a 1000€ lordi al mese. L’importo sarà elargito sotto forma di bonus fino a un massimo di 400€. Per chi prende già la quattordicesima, ci sarà un ritocco di circa il 20%.

Ricongiunzioni: è il caso di lavoratori che hanno versato contributi in più gestioni e li vogliono riunire tutti in un’unica pensione. Attualmente tale manovra può costare fino a 30-40mila€ al lavoratore, in base all’età e all’entità del reddito da spostare, la nuova riforma vuole rendere tale passaggio gratuito.
Precoci: per i lavoratori che hanno iniziato da minorenni il lavoro, attualmente si può accedere alla pensione anticipata con almeno 42 anni e 10 mesi di contributi, un anno in meno per le donne. La riforma vuole dare come bonus un periodo di 3-4 mesi per ogni anno di lavoro da minorenni.

Usuranti: l’intento è rendere più facile l’accesso alla pensione a chi svolge lavori usuranti. Attualmente la normativa è tanto restrittiva  da rendere più facile arrivare alla pensione standard.

Rischi

Il governo è stato chiaro nell’indicare che il rimborso delle rate di chi richiederà l’APE non andrà a minacciare un eventuale patrimonio del pensionato, come la casa o l’auto, e che nel caso di morte prima del saldo totale, non ricadrà sugli eredi. Questo perché il tutto è coperto da un’assicurazione, che si paga con una parte di quello che rende chi ha richiesto l’APE. Non ci sono rischi reali ma costi finanziari.